La street art a Roma si sta affermando sempre di più come strumento di espressione artistica e comunicativa.
Lo sviluppo maggiore è avvenuto nel corso dell’ultimo decennio, ma le basi si erano poste già in tempi non sospetti. Sulla scia delle altre città europee, anche a Roma la street art nasce come forma espressiva illegale e non riconosciuta dalle istituzioni, per arrivare all’attuale riconoscimento nel sistema dell’arte.
Dall’Ostiense, al Quadraro, fino al Tufello, ecco una selezione di quartieri della capitale da non perdere nel 2021 se sei appassionato di street art.
Una questione di definizioni

Si parla di graffitismo, writing, decorazione urbana, arte urbana. Tutte queste definizioni hanno delle leggere e labili sfumature.
I termini writing o graffitismo stanno ad indicare quelle forme più spontanee e immediate come tag o lettering, interpretate spesso come atti di vandalismo.
L’arte urbana o street art, invece, è quella forma espressiva più aperta al dialogo con la società, ma sempre attiva con lo scopo di denuncia o di protesta.
Nella decorazione urbana, infine, rientrano tutti quegli interventi apprezzati, e spesso anche finanziati, dalle istituzioni.
I social network hanno contribuito a diffondere in maniera esponenziale la diffusione di queste immagini.
Questa grande circolazione digitale ha modificato anche il modo di percepire la street art. Da lavori realizzati in breve tempo, di nascosto e in luoghi poco frequentati, i murales sono diventati strumenti per richiamare l’attenzione su determinati argomenti, o su determinati quartieri più periferici.
La situazione in materia oggi non è ancora ben definita. Da una parte ci sono le amministrazioni che spesso promuovono la realizzazione di nuovi murales; ma ci sono ancora casi in cui le stesse amministrazioni non tutelano o cancellano lavori di street art senza conoscerne il valore o l’autore.
Dall’altra parte i puristi del writing non riconoscono tutta quella produzione che si avvale dell’appoggio delle istituzioni, individuando in questo fenomeno una spinta alla gentrificazione.
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Street Art a Roma

La street art a Roma ha avuto grande sviluppo negli ultimi anni. Ormai non c’è quartiere, dentro o fuori dal raccordo, che non abbia almeno qualche muro colorato.
In realtà a Roma il primo murale risale al 1968, alla facoltà di Architettura di via Gramsci, alla cui realizzazione partecipò anche Renato Guttuso. Agli anni Settanta invece risalgono i murales di via di Tor di Nona, dei quali oggi rimane solamente l’iconica immagine dell‘Asino che Vola.
Se il quartiere Ostiense può essere considerato il primo distretto ad aver concentrato un gran numero di lavori di street art, il Tufello sta avendo una grande rivalutazione dallo scorso anno.
In mezzo, ci sono alcune zone che sono imprescindibili per un tour dedicato alla street art a Roma, ma questo articolo si limita ad essere solo una selezione dei must see.
Ostiense

Il quartiere Ostiense si trova nel quadrante sud-ovest di Roma, facilmente raggiungibile dalla fermata della metropolitana Piramide.
Un tempo questa era una zona a vocazione prettamente industriale, caratterizzata dalla presenza del grande Gazometro, della Centrale Termoelettrica Montemartini, il porto fluviale, i Mercati Generali, la Dogana, il Conosorzio Agrario e diverse fabbriche.
Attorno alle industrie si sviluppò anche un quartiere popolare destinato ad ospitare gli operai e le loro famiglie.
Vuoi l’edilizia più recente e la permanenza delle grandi superfici delle vecchie fabbriche in disuso, la zona fin dai primi anni 2000 inizia ad essere meta prediletta degli street artist.
Impossibile non notare i grandi e famosissimi murales di Blu all’ex Caserma Aeronatica, e Huntig Pollution di Iena Cruz nel palazzo di fronte.
Ma girando per le strade della zona si incontrano altri murales, alcuni di recentissima realizzazione.
Fuoco Fauto, in via del Commercio, è un lavoro realizzato a quattro mani da Flavio Solo e Diamond, mentre all’estate 2020 risale Davide Desaparecido di Maupal.
Proseguendo su via Acerbi se ne incontrano ben tre a pochissimi metri di distanza. Omino 72 e Mr Klevra hanno animato la facciata di un edificio con personaggi muniti di pennelli e colori, intenti a dipingere il famoso dettaglio delle dita che si avvicinano della Creazione di Adamo di Michelangelo.
Girando l’angolo si trovano i murales di Sten&Lex e Jb Rock.
Tra i miei preferiti Nessuno, realizzato da Axel Void nel 2014, sul muro della storica ferramenta della zona, la stessa che fornì i materiali per la costruzione degli edifici circostanti. Il murale rappresenta una donna di spalle che, come noi, sta osservando il quartiere; nel suo colletto un tondo scuro con una massa di operai, gli stessi che si adoperarono per la costruzione di ciò che ora stiamo osservando.
Riva Ostiense

Se sei tra i puristi della street art, ti invito a proseguire la passeggiata fino alla Riva Ostiense, dove troverai uno dei pochi muri liberi con scritte e graffiti che si susseguono e si sovrappongono per tutta la sua lunghezza.
Oltrepassando il fiume, poi, sulla destra ci sono gli stabilimenti abbandonati dell’Ex Fabbrica Mira Lanza, trasformati in Museo Abusivo Gestito dai Rom nel 2016, con molti lavori dello street art francese Seth.
Ricorda, se vuoi entrare, che si tratta di un luogo pericolante, sporco e abusivo.
Quadraro

Il quartiere del Quadraro vanta il primato di aver ospitato per primo a Roma un museo diffuso, integrato nel tessuto sociale.
Il progetto è nato nel 2010 per iniziativa di uno street artist, Diavù Vecchiato, che ha denominato l’iniziativa MURo – Museo Urban Art di Roma.
Dal Quadraro il progetto è cresciuto arrivando al vicino quartiere di Torpignattara e integrandosi anche ad altre iniziative come GRAart e Popstairs, sempre su iniziativa di Diavù.
A distanza di un decennio abbondante alcuni murales sono quasi scomparsi o danneggiati, ma nel complesso la passeggiata è molto interessante.
Il Quadraro è stato uno dei quartieri roccaforte della Resistenza partigiana a Roma. Il comandate della Gestapo Kappler definì questa zona “nido di vespe” in tono dispregiativo, per la presenza di numerosi partigiani oppositori al regime.
A questo periodo si ispira il lavoro di Lucamaleonte in via del Monte del Grano, così come Buckingham Warrior di Gary Baseman in largo dei Quintili, e il teschio che esce dall’albero di Beau Stanton in via dei Pisoni.
Sempre su via dei Pisoni si incontra la fanciulla distesa di Jim Avignon, che a un primo sguardo ricorda lo stile di Amedeo Modigliani, e il Baby Hulk di Ron English.
La passeggiata prosegue poi lungo via dei Quintili per terminare in via di Acqua Bullicante a Torpignattara. Non è difficile individuare tutti i murales se si segue la mappa indicata nel sito internet del progetto.
Torpignattara

Torpignattara è un’esplosione di colori, culture e diversità. Uno dei quartieri di Roma con la più alta concentrazione di culture straniere.
Qui è nato l’Ecomuseo Casilino, a tutela e valorizzazione del territorio. Grazie all’iniziativa di varie associazioni e alla galleria Wunderkammern sono tantissimi i murales che oggi possiamo vedere.
Basta percorrere pochi metri tra via di Torpignattara, via Gabrio Serbelloni, via della Marranella e via di Aqua Bullicante per fare già il pienone.
Carlos Atoche, Jef Aerosol, Agostino Iacurci, Escif, Sten&Lex, MP5, per citare solo alcuni nomi. Torpignattara è forse il quartiere che vanta la più alta partecipazione di artisti internazionali in ambito street art.
Volendosi spingere oltre, imperdibile è Hostia in via Alessi, di Nicola Verlato. Con uno stupendo bianco e nero, l’artista ha reso omaggio a Pier Paolo Pasolini, utilizzando un linguaggio classico, e un’ambientazione che ricorda le architetture rinascimentali.

Il duo polacco Etam Cru ha lasciato a Roma uno dei murales più noti della capitale: Coffee Break, alto ben 32 metri, rappresenta un uomo con i baffi che beve il suo caffè bollente emergendo da un bidone dei rifiuti.
Alla fine di via Antonio Tempesta si trova il lavoro dell’artista spagnolo Dulk: uno strano animaletto, metà fantoccio, appollaiato su un ramo che regge tra le zampe una bevanda fumante.
In un edificio di fronte le geometrie 3d di Etnik.
Tor Marancia

La streetart a volte riesce a modificare completamente la quotidianità di un quartiere.
É questo il caso di Tor Marancia che, da quartiere popolare pressoché anonimo fino al 2015, è diventato uno delle nuove attrazioni artistiche della capitale.
Il progetto Big City Life ha portato alla ribalta una zona che stava totalmente al di fuori dei circuiti turistici e artistici di Roma.
Il lotto 1 delle case popolari di viale Tor Marancia ha subìto in poco tempo una profonda trasformazione che ha coinvolto artisti, ma soprattutto i residenti. Un successo che ha portato con sé aspetti positivi e negativi.
Per Tor Marancia si è parlato di rivalutazione urbana e arte pubblica, ma in realtà si entra in uno spazio quasi intimo: i vialetti che collegano le 11 palazzine sono parte integrante delle abitazioni private dei residenti.
Varcando la soglia d’ingresso del cortile si entra in questo micromondo dove ognuno svolge la propria attività: i bambini giocano a pallone; i genitori controllano i figli dalle finestre; gli adulti portano a passeggio il cane; gli anziani siedono fuori dal portone; qualcun altro si prende cura delle piante.
Ogni artista che ha lavorato a Tor Marancia ha, a modo suo, interpetato questi gesti quotidiani. Dialoghi, personaggi, storie personali sono diventati soggetti di opere d’arte che hanno avuto un’eco inaspettata ben oltre i confini del quartiere.
Dalla strada non è difficile individuare il lotto: sono ben visibili dall’esterno i lottatori di Jaz, il Bambino Redentore di Seth e Welocome to Shanghai 35 di Caratoes.
Tra gli artisti che hanno lavorato a Big City Life ci sono alcuni nomi già ben noti a Roma come Diamond, Jerico o Mr Klevra; ma anche artisti provenienti da linguaggi diversi come Matteo Basilé, fotografo, e Danilo Bucchi, pittore e fotografo.
Tufello

Il 2020 ha portato al quartiere del Tufello un bel numero di nuove opere di street art.
Si è parlato molto del grande murale dedicato a Gigi Proietti in vita Tonale, nella facciata della palazzina dove il grande mattatore ha passato parte della sua infanzia. Lucamaleonte l’ha ritratto con il cappello e la camicia di A Me Gli Occhi Please, ma il colletto e la fascia del cappello sono giallo-rossi, a ricordare la sua fede calcistica.
Ma c’è ancora di più.
Tre sono i lavori di Harry Greb: il primo è l’altro omaggio a Gigi Proietti, in via Capraia; il secondo, in via Monte Rocchetta, è dedicato a Stefano Cucchi. Il ragazzo è ritratto guantoni da boxe alle mani con le scritte Aequitas e Justitia, e sulla maglietta i nomi di altri ragazzi morti in situazioni analoghe a quelle di Stefano.
Il terzo risale proprio a pochissimi giorni fa, apparso alla ASL di via Dina Galli. Una polemica nei confronti della situazione sanitaria che stiamo affrontando, annunciato dal profilo Instagram dello stesso artista.
Questa stessa sede ospita anche altri lavori recenti. Grazie al progetto Another World dell’associazione Eco dell’Arte, Diamond, Solo e Gola Hundun hanno dato nuova vita alle pareti grigie all’ingresso del Servizio Tutela Salute Mentale e Riabilitazione Età Evolutiva.
Il 22 febbraio 2021, infine, è stato inaugurato in via delle Isole Curzolane il grande ritratto di Valerio Verbano, realizzato da Jorit. Un omaggio molto sentito dal quartiere, dedicato al ragazzo ucciso nel 1980 nella sua casa di via Monte Bianco, per mano di ignoti probabilmente militanti nei gruppi di estrema destra.
Bellissimo ed esaustivo articolo! Percorsi inediti per nuove forme di turismo!
Proprio quello che ci vuole in questo momento!
Bellissimo articolo, mi hai fatto scoprire un aspetto di Roma che ancora non conoscevo, che fascino!
Roma non è solo arte classica 😉
Ciao articolo molto interessante che mostra un lato della capitale che non conoscevo, la Street Art è sorprendente e nelle tue foto c sono diversi disegni molto ben fatti
Bellissimo! Adoro la street art, ho avuto occasione di vedere la meraviglia di Wynwood walls a Miami, dove ci sono originali e riproduzioni di artisti famosi come il grande Kobra, e mi ha stregato. Bellissimi anche i murales del quartiere ebraico a Budapest. Vicino a me, in Emilia, c’è Dozza dove viene fatta la biennale del muro dipinto nel paesino medievale. Quando capitero’ a Roma prenderò come riferimento le tue informazioni!
Come te ho visto Budapest e Dozza, purtroppo mi manca Miami 😛
Avevo già adocchiato questo interessantissimo articolo sulla street art romana su Linkedin, ma ritorno con piacere a leggerlo! É veramente stupefacente su come l’arte metropolitana, qual è la street art, possa riuscire a modificare (in meglio) un quartiere facendolo uscire dall’ordinarietà!
è un tema molto dibattuto in realtà: secondo alcuni rischia di creare un effetto contrario, cioè quello della gentrificazione. A Roma se ne sta parlando
Non sono appassionata di street art, ma mi ha sempre incuriosito quella dei quartieri di Roma e in particolare quella di Tor Marancia che forse è la più nota. Mi piacerebbe molto fare un tour del genere!
a breve uscirà il calendario delle prossime passeggiate in città, ci sarà anche la street art 😉
Oddio! Ma é stupendo, io adoro i murales! A Roma sono stata decine di volte ma non ho mai avuto modo di vedere queste meraviglie.
Comunque se ti capiterà di visitare anche Dozza credo sia la capitale dei Murales 😉
Ma certo che conosco Dozza! Ci sono stata nel 2019 e l’ho apprezzata tantissimo!
Peccato non aver letto questo prezioso post prima del mio ultimo viaggio a Roma per poter ammirare queste straordinarie rappresentazioni urbane. Propongo che il tuo articolo venga inserito a pieno diritto nelle più “popolari” guide turistiche della ‘città eterna”!
addirittura! 😀 Grazie tante! Allora prossima volta a Roma tour della street art 😉
Devo ammettere che ultimamente la street art sta affascinando sempre più persone!!! Ci sono proprio percorsi organizzati con visite guidate nelle grandi città… anche a Torino pulluliamo 😉 articolo molto esaustivo!
Torino è un’altra città interessante da questo punto di vista
Bellissima la street art romana, sarebbe bello poter fare un tour in giornata e cercare i murales più belli nei vari quartieri!
alcuni quartieri sono distanti tra di loro, ma un paio in una giornata si possono fare tranquillamente
Fantastico!
Mi è piaciuto moltissimo questo tour inusuale: in provincia siamo più abituati a paesi con murales di genere diverso.
Se dico che il mio preferito è Coffe Break?! 😉 😀
Leggendo il tuo nickname me lo aspettavo che Coffee Break sarebbe stato il tuo preferito 😀