La Fondazione Museo della Shoah è un piccolo museo nel cuore dell’antico Ghetto di Roma, dedicato alla memoria delle deportazioni e dei crimini nazisti avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Non tutti conoscono questo luogo, eppure la Fondazione esiste dal 2006, e dal 2015 è ospitata negli spazi della Casina dei Vallati, piccolo edificio medievale di fronte al Portico d’Ottavia.
Il suo indirizzo è Largo 16 ottobre 1943. Non ti sarà difficile trovare questa piccola piazzetta: troverai una targa vicino all’ingresso del museo, che ricorda il Rastrellamento iniziato proprio dal Ghetto, messo in opera dai nazisti guidati dal comandante Kappler.
L’Armistizio dell’8 settembre 1943 comportò l’uscita dell’Italia dall’alleanza con la Germania, ma Roma era ormai in mano all’esercito nazista.
Il 26 settembre Herbert Kappler, comandante della Gestapo a Roma, chiede alla comunità ebraica 50 chili d’oro da consegnare entro 36 ore, il prezzo da pagare per evitare le deportazioni.
Inutile dire che si trattava di una falsa promessa, e a nulla servì la solidarietà di ebrei e romani non ebrei per poter raccogliere nei tempi richiesti tutta la quantità d’oro.
Fu proprio qui, di fronte al Portico d’Ottavia, che quel sabato 16 ottobre vennero parcheggiati i mezzi che verranno riempiti di civili ebrei deportati direttamente al campo di sterminio di Auschwitz.
1022 persone furono portate via. Ne sopravvissero solamente 16, di cui una sola donna.
Perché visitare la Fondazione Museo della Shoah

L’antico Ghetto di Roma è per molti associato alle piacevoli passeggiate e alle buone mangiate di cucina tipica romana.
Allo stesso tempo però è necessario mantenere la memoria della Shoah e dello sterminio programmato di 6 milioni di ebrei, che ha visto uno dei suoi teatri proprio in queste strade calpestate da milioni di turisti.
Sotto la grande cupola a pianta quadrata della Sinagoga, che ospita il Museo Ebraico dedicato alla storia della comunità ebraica, il Museo della Shoah si concentra proprio su questa pagina nera della storia dell’umanità.
Le mostre del Museo della Shoah durano un anno, e sono il frutto della ricerca dei maggiori storici contemporanei.
Foto, documenti e immagini d’archivio riempiono le pareti delle sale, e affrontano ogni volta aspetti diversi della Shoah, non solamente legati alla comunità ebraica di Roma.
Quella al Museo della Shoah non è una visita semplice, da fare a cuor leggero. Le immagini e i video possono colpire gli animi più sensibili, ma vale la pena entrare e provare ad affrontare la mostra con l’idea di immergersi nelle pagine di un libro di storia.
Un valore aggiunto del museo è il personale di accoglienza. Puoi trovare testimoni diretti del Rastrellamento; testimoni “di seconda generazione”, ossia persone i cui familiari sono stati deportati; oppure puoi trovare i ragazzi del progetto Radici Future. Ognuno di loro, con il proprio modo e la propria esperienza, può accompagnarti nella visita guidandoti tra i numerosi documenti esposti.
L’inferno nazista. I campi della morte di Belzec, Sobibor e Treblinka

A partire dal 27 gennaio 2023, Giornata della Memoria, il Museo della Shoah ha inaugurato un nuovo allestimento dedicato ai campi di sterminio in Polonia.
“L’inferno nazista. I campi della morte di Belzec, Sobibor e Treblinka” racconta l’operazione omicida messa in atto ai danni della comunità ebraica concentrata nei ghetti del Governatorato Generale, il cuore dell’ex territorio della Polonia.
Il percorso espositivo
La mostra è distribuita nelle sale al piano terra della Casina dei Vallati, e inizia con una introduzione sul contesto politico-geografico.
La tutela della razza ariana passò attraverso varie fasi, fino a culminare nell’uso del gas come strumento di sterminio di massa.
Gli ebrei però non furono i soli bersagli di questa folle operazione, ma anche tutti coloro che “sporcavano” in qualche modo la purezza della razza, a partire dai disabili, per arrivare a omosessuali, rom, testimoni di Geova, oppositori politici. Ogni categoria aveva un segno distintivo di colore diverso.
Si passa poi alla sala che racconta le condizioni dei ghetti e l’uso propagandistico, ai danni della stessa comunità ebraica, delle immagini girate al loro interno.
Il passaggio più duro è quello dedicato all’Aktion Reinhard e ai suoi luoghi: Belzec, Sobibor, e Treblinka.
Oltre agli attori principali dei crimini di guerra, la mostra si concentra anche sulle resistenze, in particolare sulle rivolte di Sobibor.
Il 2 agosto1943 gli ebrei nei campi riescono ad organizzarsi e a dare vita ad una rivolta che si rivelerà fatale per molti di loro, anche a causa delle deboli condizioni fisiche. Una cinquantina di rivoltosi sopravvivono tra cui due sole donne.
La sala sicuramente più toccante è quella dedicata al campo di Treblinka, con una installazione immersiva accompagnata dalla voce narrante di Luca Word.
Oltrepassando la tenda scura troverai il modellino del campo che, seguendo le parole dell’audio, si illumina mettendo in evidenza le diverse aree del campo e le relative funzioni.
Dalla Polonia all’Italia

Una volta smantellati i campi di Sobibor, Belzec e Treblinka, gli stessi responsabili vennero trasferiti sul Litorale Adriatico, ossia l’area di Trieste, Udine, Gorizia, Fiume e Lubiana, in quel momento direttamente amministrato dal Reich.
La vecchia Risiera di San Sabba, nel territorio di Trieste, venne usata prima come campo di prigionia, poi come campo di eliminazione di ebrei, oppositori politici e prigionieri.
L’essiccatoio della risiera venne trasformato in forno crematorio, che verrà fatto saltare in aria nel 1945 dai nazisti in fuga, per nascondere le prove dei crimini commessi.
Fondazione Museo della Shoah: informazioni pratiche

La Fondazione Museo della Shoah è ospitata all’interno della Casina dei Vallati, in Largo 16 Ottobre 1943, di fronte al Portico d’Ottavia.
Il museo è a ingresso gratuito, aperto dalla domenica al giovedì dalle 10.00 alle 17.00.
Il venerdì dalle 10.00 alle 13.00.
Chiuso il sabato e nelle festività ebraiche.
Questo articolo è frutto di una visita speciale che la Fondazione Museo della Shoah ha concesso ad una piccola rappresentanza delle Travel Blogger Italiane.
Visitare la mostra Inferno Nazista è stato davvero toccante e impegnativo, nonostante mi avessi già preparata con le tue anticipazioni. Quello che ho imparato è stato soprattutto che non dobbiamo dimenticare il passato, ma tenerlo come monito perché non accadano più fatti così terribili e spietati
Per questo sono importanti questo tipo di musei
Mostra da visitare assolutamente, soprattutto se non si ha avuto occasione di visitare qualche campo, per conoscere una pagina terribile della storia moderna. Bellissima l’iniziativa di tramandare la memoria alle nuove generazioni.
Sono d’accordo!
Un’esperienza davvero importante, formativa e toccante. Grazie Claudia per averla proposta per il tour.
grazie a voi di aver apprezzato!