L’Antico Ghetto di Roma

ghetto Roma

Ci sono alcune zone a Roma dove le testimonianze storiche sono talmente concentrate in poco spazio, che basta fare pochi metri per passare dall’epoca antica al XX secolo. Una di queste zone è il ghetto di Roma. Oggi si riconosce facilmente nello skyline della città dalla cupola a base quadrata del Tempio Maggiore, l’unica della città eterna.

Cos’è e dove si trova l’Antico Ghetto di Roma

vicolo Costaguti al ghetto di Roma

L’antico ghetto di Roma occupa gran parte del Rione Sant’Angelo, tra il Campidoglio e il fiume Tevere, proprio di fronte all’Isola Tiberina.

Si tratta dell’area dove nel 1555, papa Paolo IV fece costruire un muro di recinzione per separare la comunità ebraica da quella cristiana, seguendo l’esempio del ghetto sorto già a Venezia nel 1516. Ma mentre a Venezia tale separazione è stata stabilita in una zona più esterna rispetto al centro città, il ghetto di Roma viene istituito in una zona più centrale, dove già risiedeva una minoranza ebraica da diverso tempo.

Non fu certo facile per le famiglie cristiane dell’epoca dover abbandonare per forza le proprie abitazioni che all’improvviso dovevano essere destinate al ghetto. E non fu facile lo stesso per gli ebrei dover adattare lo spazio ad un sovraffollamento che solamente la peste nel Seicento riuscì a bloccare.

In pieno clima di Controriforma, Paolo IV si trovò nella posizione di dover controllare qualsiasi forma di eresia. Mentre in altri Paesi, come Spagna e Portogallo, gli ebrei sono stati espulsi, nei territori controllati direttamente dal potere papale si è deciso di accettare la presenza della minoranza ebraica. Lo scopo però era quello di ottenere la conversione: gli ebrei erano costretti ad ascoltare periodicamente le prediche coatte, e a coloro che si convertivano al cristianesimo venivano concessi ampli privilegi.

Storia del Ghetto di Roma

Portico d'Ottavia al ghetto di Roma con la chiesa di Sant'Angelo in Pescheria
Portico d’Ottavia con la chiesa di Sant’Angelo in Pescheria

Prima del Ghetto

In realtà la comunità ebraica a Roma esiste già dall’epoca antica, anche se nessuna Sinagoga di età imperiale è giunta fino a noi, con la sola eccezione della Sinagoga di Ostia Antica del I secolo d.C.

Abbiamo però diverse testimonianze di altro tipo, come le catacombe e fonti scritte, che attestano la presenza costante di una importante comunità fino ad oggi. Quella di Roma è tuttora la maggiore comunità ebraica d’Italia.

La convivenza tra cristianesimo e cultura ebraica proseguì senza particolari tensioni a Roma tra Medioevo e Rinascimento: da questo periodo si hanno le prime notizie della specializzazione della comunità nel commercio di tessuti. I più facoltosi mercanti iniziano ad emergere anche come banchieri e cambiavalute. La medicina fu un altro settore dove gli ebrei arrivarono a coprire ruoli importanti, anche all’interno della corte papale. Inoltre, La vicinanza al porto scomparso sul Tevere trasformò la zona del Portico d’Ottavia in un mercato del pesce e tale rimase fino all’Ottocento.

Gli ebrei in fuga dai paesi iberici misero in agitazione la comunità locale, che non si risparmiò nel chiedere al papa Alessandro VI di non accettare i profughi, per il timore di una rottura dell’equilibrio economico e politico che gli ebrei di Roma erano riusciti a costruire. Richiesta che a quanto pare provocò lo sdegno dello stesso papa!

via della Reginella al ghetto di Roma
via della Reginella

Durante il Ghetto

Con l’istitiuzione del ghetto nel 1555 cambiarono decisamente gli equilibri tra ebrei e cristiani, o meglio, tra ebrei e corte papale. Il cardinale Gian Pietro Carafa sale al soglio pontificio col nome di Paolo IV e per gli ebrei inizia un periodo durato tre secoli di limitazioni e confinamento. Il muro che delimitava il ghetto era aperto inizialmente solo da tre porte, poi cinque, infine 8, con l’ultimo ampliamento del 1825.

Oltre all’obbligo di sostenere le spese per costruire quel muro che li separava dal resto del mondo, avevano le giornate scandite dall’apertura e dalla chiusura delle porte; agli ebrei non era concesso avere beni immobili e dovevano vendere quelli già posseduti; avevano l’obbligo di portare un segno distintivo; potevano solamente commerciare tessuti usati, e tutta una serie di restrizioni più o meno potenziate nel corso del tempo.

Il sovraffollamento portò allo sviluppo del quartiere in verticale per mancanza di spazio. Edifici di 6 o 7 piani, uno addossato all’altro lungo stradine strette, resero questa zona un agglomerato di abitazioni senza nessun rigore. Le case arrivavano a ridosso del Tevere e soffrivano di pessime condizioni igieniche. Le sinagoghe da 10 vengono ridotte a 5, accorpate in un unico edificio detto delle Cinque Scole.

La chiusura

La situazione di degrado era arrivata ad un punto che nel 1870, con il Nuovo Regno d’Italia e l’affrancamento dal controllo papale, si decise per l’abolizione definitiva del ghetto.

Vennero abbattute le mura di recinzione e vennero abbattuti gli edifici che erano ad un livello avanzato di fatiscenza.

Agli ebrei venne dato un nuovo Tempio Maggiore, che è quello che ancora oggi vediamo: un esempio di stile eclettico a Roma, inaugurato nel 1904.

Come tutti sappiamo, questa emancipazione non durò a lungo: nel 1938 le leggi razziali di Mussolini fanno ripiombare di nuovo la comunità ebraica di Roma, e non solo, in un nuovo regime di divieti e restrizioni.

Rastrellamento del 16 ottobre 1943

pietre d'inciampo di Gunter Demning al ghetto di Roma
Gunter Demnig – Pietre d’Inciampo (Stolpersteine)

Si arriva così ad una delle pagine più nere della storia recente: dopo il bombardamento di San Lorenzo a luglio 1943 e l’occupazione di Roma, i nazisti si trovano a dover affrontare una comunità ebraica piuttosto numerosa. Il comandante della Gestapo Kappler chiede alla comunità cinquanta kg d’oro in 36 ore, in cambio gli ebrei non sarebbero stati toccati. A poco servirono i sacrifici, perché il 16 ottobre del 1943 il comandante da il via ad una operazione di rastrellamento con l’obiettivo di catturare 8000 persone.

Nonostante per l’esercito l’operazione fu un fallimento, vennero comunque strappate dalle proprie abitazioni 1022 persone, per essere deportate nel campo di sterminio ad Auschwitz. Molte di queste persone provenivano proprio dall’antico ghetto, che nonostante non esistesse più, di fatto rimase la zona di riferimento per la comunità ebraica.

Fecero ritorno solo 16 persone, di cui una sola donna.

Il Ghetto oggi

Fontana delle Tartarughe a Piazza Mattei di Roma
Fontana delle Tartarughe a Piazza Mattei

Oggi l’area del ghetto, nonostante abbia perso molto dell’aspetto antico a causa delle demolizioni successive al 1870, rimane una zona dall’atmosfera calma e rilassata rispetto alle strade più caotiche che lo circondano (via Arenula, via del Teatro Marcello, Lungotevere de’ Cenci).

Sicuramente è una zona dove si può gustare la tradizionale cucina giudaico-romanesca, e dove, nonostante la presenza dei turisti, la quotidianità ruota ancora attorno alle usanze della cultura ebraica. Se vieni qui di sabato, ad esempio, è probabile che trovi molti negozi e locali chiusi.

Il nucleo centrale, tra l’attuale via del Portico d’Ottavia e il Lungotevere, non ha più nulla a che fare con l’atmosfera chiusa e serrata dell’antico ghetto. Paradossalmente questo aspetto adesso lo vediamo solamente nell’ultimo ampliamento del 1825, lungo via della Reginella fino a Piazza Mattei, che non è stato abbattuto dopo l’abolizione.

Visitare il quartiere ebraico

scorcio sul Teatro di Marcello a Roma
Teatro di Marcello

La passeggiata al ghetto oggi copre una breve distanza, ma un arco temporale estremamente ampio. Quello che c’è da vedere non riguarda solamente i 3 secoli di chiusura ed esistenza del ghetto, ma va indietro nella storia fino all’epoca antica.

Come arrivare

Il ghetto di Roma si può raggiungere con pochi minuti a piedi da Piazza Venezia, scendendo lungo via del Teatro Marcello, oppure da Largo Argentina, passando per via Caetani. Altrimenti c’è una fermata del tram 8 in via Arenula, proprio di fronte alle strade che imboccano alla zona.

Venendo da Trastevere, invece, bisogna attraversare il Ponte Cestio e l’Isola Tiberina per trovarsi di fronte alla Sinagoga.

Cosa vedere

Un interessante punto di partenza per una passeggiata al Ghetto di Roma è sicuramente il Teatro di Marcello e il Portico d’Ottavia.

Siamo all’epoca del primo imperatore Augusto: il Teatro, già iniziato da Giulio Cesare, viene portato a termine e dedicato a Marcello, suo nipote ed erede al trono, morto prematuramente.

Per costruire il Teatro venne addirittura spostato il preesistente Tempio di Apollo Sosiano, di cui oggi vediamo ancora tre colonne.

Ottavia, invece, era la sorella di Augusto e madre di Marcello. Del Portico a lei dedicato oggi vediamo solamente frammenti di colonne e il propileo d’ingresso, anche se fortemente rimaneggiato in epoche successive.

Guarda bene tutti i dettagli! Sicuramente noterai dietro l’arco l’ingresso della Chiesa di Sant’Angelo in Pescheria, costruita proprio sulle rovine del portico. Ma se aguzzi ancora meglio la vista, noterai anche l’iscrizione medievale che obbligava i pescatori a consegnare ai Conservatori in Campidoglio tutte le teste dei pesci che superavano la lunghezza di quella lapide. Si sa, la testa è la parte migliore per una buona zuppa di pesce.

casa di Lorenzo Manilio a via di Portico d'Ottavia, Roma
casa di Lorenzo Manilio

Proprio qui, davanti al Portico d’Ottavia, in Largo 16 Ottobre 1943, trovi anche l’ingresso del Museo della Shoah, ad ingresso gratuito, dedicato alla memoria delle deportazioni naziste.

Proseguendo lungo Via del Portico d’Ottavia si possono ancora notare alcune facciate delle abitazioni più antiche. Quella che preferisco è la casa Lorenzo Manilio che nel 1468, spinto dal grande amore e attaccamento a Roma, trasformò la facciata della sua abitazione in un omaggio alla sua città, decorandola con frammenti antichi e incidendo un’iscrizione a ricordare questa sua volontà.

Per rivivere l’atmosfera chiusa e serrata del ghetto ti consiglio di passare per Via della Reginella, che fu parte dell’ultimo ampliamento del 1825.

In fondo alla via, ti troverai alla piccola Piazza Mattei con la Fontana delle Tartarughe, una delle fontane storiche più belle di Roma. Furono proprio i Mattei, nobile famiglia romana che qui abitava, a finanziare la sistemazione della piazza e la realizzazione della fontana opera di Giacomo della Porta e Taddeo Landini.

Ovviamente non puoi saltare il Tempio Maggiore, al cui interno oltre al tempio vero e proprio si può visitare anche il Museo Ebraico di Roma.

Le Pietre d’Inciampo

Durante la tua passeggiata ti consiglio anche di buttare ogni tanto l’occhio a terra ai lati della strada.

Noterai spesso alcuni sampietrini in ottone incisi con dei nomi: si tratta delle Pietre d’Inciampo (Stolpersteine), opera dell’artista tedesco Gunter Demnig. Attraverso una grande ricerca d’archivio Demnig, partendo da Colonia nel 1995, ha posto queste pietre di fronte alle abitazioni degli ebrei deportati, una per ogni vittima, a voler simbolicamente restituire lo spazio domestico e la dignità ad ogni cittadino.

Il progetto è arrivato a Roma nel 2010, ma è ancora in corso e coinvolge tutta l’Europa.

Bene! Ora non mi resta che lasciarti alla tua visita, ma sappi che di storie da raccontare ce ne sono ancora molte.

Visita insieme a me l’antico Ghetto di Roma

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